novembre 4th, 2015
Oggi sono molto frequenti le operazioni di acquisto di azienda in crisi, che però non sia ancora entrata in una procedura concorsuale;
Di seguito i miei suggerimenti nel caso di valutazione di acquisto di un’azienda in crisi.
1. Valutare con grandissima prudenza la struttura dell’ operazione; l’affitto ramo d’azienda è quasi sempre da considerare anche se poi si arriva, alla fine del periodo, all’acquisto del ramo. Quando si entra in questa seconda fase l’acquirente può essere chiamato a rispondere in solido dei debiti che risultavano dalle scritture contabili. Va quindi fatta sin dal principio un’analisi accurata della situazione debitoria.
2. Trattandosi di un’azienda in crisi la valutazione economica non può che essere a grandissimo sconto.
3. E’ bene porre particolare attenzione alle voci di attivo dello stato patrimoniale. Queste infatti sono quasi sempre sopravvalutate. In particolare i crediti contengono voci non incassabili e quindi le scritture vanno analizzate dettagliatamente cliente per cliente. Il magazzino ha sicuramente merci obsolete e quindi bisognerà effettuare un’analisi sull’anzianità e fruibilità delle stesse. Le immobilizzazioni immateriali non sono quasi mai reali. Le immobilizzazioni materiali possono infine essere gonfiate per mancato ammortamento o capitalizzazioni.
4. E’ inoltre fortemente consigliato curare con grande precisione gli aspetti legali che riguardano il perimetro dell’operazione, sulle rappresentazioni che vengono fornite e le garanzie.
5. Grande attenzione nella fase di due diligence e al calcolo corretto della posizione debitoria totale.
La considerazione finale è che l’acquisto di azienda in crisi è in genere un’operazione più rischiosa e più complessa delle altre; Il vantaggio sta nel ritorno dell’investimento che è decisamente superiore!
Tag:acquisire aziende in crisi, acquisto aziende, investire in aziende in crisi, rilevare aziende in crisi
luglio 30th, 2015
Docfin analizza o redige dei business plan che sono molto utili nelle trattative di M&A.
Il business plan è utile perché sintetizza i contenuti e le caratteristiche del progetto imprenditoriale. Viene utilizzato sia per la pianificazione e gestione aziendale che per la comunicazione esterna, in particolare verso potenziali finanziatori o investitori.
Per l’impostazione del business plan sono possibili 2 tipologie di approcci:
1) Proiezioni a colori. Sicuramente è la metodologia dominante dove si vedono incrementi di fatturati quasi sempre a 2 cifre percentuali e utili stratosferici. Non sempre viene spiegato come si possono raggiungere risultati così mirabolanti ma si mettono almeno 10 pagine di indici di bilancio costruiti sul nulla perché i dati di base sono tutti nel libro dei sogni.
Hanno il vantaggio di far sembrare molto attraente il business e lo svantaggio che se l’analista è rigoroso si innervosisce perché si sente preso in giro.
2) Proiezioni in bianco e nero. Le vedo molto più raramente. Si prevede un percorso di crescita prudenziale (i business plan in calo non li fa mai nessuno…) con utili in leggero aumento.
Lo svantaggio del business plan in bianco e nero comparato al business plan a colori, è che il primo è molto meno attraente e può portare a scoraggiare l’acquirente o investitore che magari sta facendo uno screening rispetto a più possibilità di investimento; il vantaggio è che il business plan in bianco e nero è sostenibile con argomentazioni razionali che a volte si verificano pure….
A me piacciono i business plan in bianco e nero, possibilmente basati su assunzioni molto solide perché reali. A mio parere le assunzioni che portano alla stima dei numeri sono più importanti delle cifre che risultano dalla proiezione.
Tag:Business Plan, Business Plan cos'è
giugno 24th, 2015
In questi ultimi anni la raccolta del risparmio gestito in Italia ha avuto numeri estremamente positivi e sono stati superati diversi record.
Come sono state impiegate queste risorse? Non sono state impiegate per acquistare aziende. Il settore M&A italiano non è stato certamente un beneficiario di questa raccolta. Questa ricchezza è andata a scapito delle risorse da dedicare all’economia reale (Gli investimenti delle aziende sono infatti calati del 30% dal 2008), gli acquisti di aziende sono calati moltissimo e del mercato immobiliare meglio non parlarne…
Purtroppo per l’Italia, il legame tra la risparmio gestito e l’economia reale è molto debole perché le nostre borse sono asfittiche: la capitalizzazione della borsa italiana in percentuale del PIL è poco superiore al 20% mentre negli Stati Uniti supera il 100%.
In sintesi questo sta ad indicare che il risparmio degli Italiani poi va all’economia reale di altri paesi e non in Italia.
Considerato quanto sopra quindi, per acquistare aziende, i soldi ci sarebbero, si tratta solo di veicolarli nelle PMI che oggi, a mio parere, possono dare rendimenti anche migliori del sistema bancario.
Tag:acquistare aziende, acquisto aziende, acquisto aziende in crisi
aprile 14th, 2015
In un processo di valutazione d’azienda per un processo di cessione, si rende necessario “fare il bilancio reale”… Tutto questo per arrivare all’ebitda normalizzato che è la base di calcolo.
Per riconciliare il bilancio depositato al bilancio reale bisogna passare dalle “normalizzazioni” che nella stragrande maggioranza sono riconducibili a queste 7 casistiche:
1) Spese/ricavi della società non imputabili alla stessa ma all’imprenditore e alla sua famiglia
2) Salari e bonus dell’imprenditore e dei familiari diversi dai valori di mercato
3) Affitto immobile riconducibile all’imprenditore e con valore diverso da quello di mercato
4) Costi di start up o manutenzioni straordinarie spesati nell’esercizio
5) Capitalizzazioni di spese correnti
6) Costi eccezionali o ‘una tantum’ da depurare
7) Sovra o sotto valutazione del magazzino
Le normalizzazioni della valutazione d’azienda, con grande pazienza si devono spiegare ma, come dico spesso, la ricostruzione è un percorso necessario e a volte in salita nella negoziazione.
Tag:metodi valutazione d'azienda, valutazione d'azienda
febbraio 15th, 2015
Ecco alcuni riscontri incoraggianti sulle proiezioni future circa l’andamento del mercato M&A.
Il Mercato EMEA , Europa, Medio Oriente e Africa, ha superato il Nord America come tasso di crescita di operazioni M&A 16,4% contro il 14,9%.
Il volume delle operazioni di M&A nella prima metà del 2015 dovrebbe essere considerevolmente superiore rispetto alla prima metà del 2014. Si stima una crescita del mercato M&A tra il 9 e il 15 %
Nel mercato EMEA la nazione che registrerà il maggior numero di operazioni sarà senza dubbio la Germania con un effetto rebound sulle economie che hanno potenziale di recupero come la Francia, l’Italia e la Spagna. Parecchi investitori stranieri scommettono sulla ripresa di queste tre nazioni e guardano con attenzione alle eccellenze del Made in Italy. Tutte le misure di rilancio dell’economia effettuate dalla Banca Centrale Europea avranno degli impatti positivi anche sul mercato M&A.
I settori in cui vi è stato maggior numero di transazioni sono stati Telecomunicazioni, Media & Entertainment, beni di largo consumo e tutti i settori relativi alle tecnologie.
gennaio 31st, 2015
Quando si effettua una valutazione d’azienda la presenza di un management competente e qualificato determina decisamente un miglior prezzo.
Quale tipo di management aumenta il valore aziendale?
A mio parere è opportuno effettuare una distinzione del management nelle due seguenti categorie:
1) Manager di Fiducia. Si tratta di persone molto fedeli all’azionista che osservano molto disciplinatamente le direttive. Hanno il pregio di godere della massima fiducia dell’imprenditore/casa madre grazie a numerosi dimostrazioni in tal senso, hanno il difetto di mancare di imprenditorialità e attenzione al risultato.
2) Manager di Risultato. Si tratta di persone che si pongono un chiaro obiettivo aziendale e fanno di tutto per raggiungerlo. Hanno il pregio di conseguire i risultati e il difetto di essere un po’ allergici alle direttive dell’imprenditore/casa madre che a volte li fanno deviare dai propri obiettivi (chi lavora in azienda sa benissimo di cosa si tratta).
Data questa distinzione, ritengo che i manager di fiducia siano decisamente poco interessanti per qualsiasi tipo di acquirente in quanto poco autonomi e dotati di iniziativa; Dalla mia esperienza gli imprenditori italiani preferiscono essere circondati da manager di fiducia piuttosto che da quelli di risultato sottraendo dunque valore all’ azienda.
I manager di risultato invece posso garantire una certa continuità aziendale anche in assenza dell’imprenditore. Hanno capacità tecniche e di adattamento a situazioni sfidanti rispetto alle quali assumersi delle responsabilità.
Tag:criteri di valutazione d'azienda, manager di fiducia, manager di risultato, valutazione d'azienda
dicembre 20th, 2014
Mi piacerebbe fare qualche precisazione sulle figure di mediatore e consulente specializzato perché in genere rifiuto di essere identificato come mediatore.
Vediamo le differenze, non marginali, spesso poco note agli imprenditori che affrontano per la prima volta la cessione della società.
Il mediatore essenzialmente si limita a mettere in rapporto le parti, finisce la sua attività con i primi incontri e di solito viene pagato da entrambi i contraenti.
Il consulente può anche avere il ruolo di reperimento controparte ma, come dico spesso, dopo il primo contatto, l’attività inizia e non finisce; infatti successivamente al primo incontro seguono anche numerosi servizi. Di seguito i più importanti:
1) Supporto alla strategia di vendita e alla definizione della migliore struttura di operazione
2) Valutazione d’azienda
3) Predisposizione documentazione di presentazione e verifica dei dati predisposti successivamente
4) Supporto e intervento diretto nelle negoziazioni
5) Coordinamento di tutto il processo di vendita che spesso dura oltre 6 mesi e vede diversi professionisti coinvolti
Il consulente specializzato è pagato solo dalla parte per la quale cura gli interessi.
Tag:cedere azienda, cessione azienda, vendita azienda, vendita società srl
novembre 11th, 2014
Limitatamente alle PMI ecco quali sono i settori più richiesti da parte di vari compratori e dove quindi sono abbastanza sereno quando ottengo un incarico.
1) Food and Beverage. Eccellenza italiana che interessa a tutti (finanziari, internazionali e operatori italiani).
2) ICT. Interessano le soluzioni di nicchia e verticali.
3) Meccanica. Forte interesse per società specializzate. Settore aereonautico. Settore automotive.
4) Pharma e cosmetica.
5) Cliniche, case di riposo.
6) Plastica e chimica. Solo i produttori di specialties.
I settori invece particolarmente difficili oggi sono tutti quelli correlati alle costruzioni dove, a meno che non ci sia una situazione particolare, tendo purtroppo a rifiutare i mandati.
Tag:cessione società, settori attivi M&A, vendita società srl
ottobre 7th, 2014
Tutte le aziende di una certa dimensione vengono sollecitate almeno una volta l’anno all’ acquisto di una società o ramo d’azienda.
Quando il potenziale acquirente riceve questa proposta e ci chiama, tra le prime attività che cerchiamo di fornire rapidamente, vi è l’analisi sintetica ma completa dei punti principali che determinano o meno la convenienza a considerare l’operazione.
Le cose che cerchiamo di approfondire sono 4:
1) Chi sono i soggetti che vendono e perché lo fanno
2) Valutazione della società proposta da un punto di vista economico/finanziario e strategico/industriale (il punto di vista puramente industriale del compratore ha un ruolo fondamentale)
3) Valutazione dei vantaggi/svantaggi per l’acquirente (dobbiamo valutare anche l’azienda del cliente compratore non solo l’azienda che vende per fare un lavoro sensato!) effettivamente solo conoscendo le due realtà è possibile stabilire se l’acquisizione può essere un successo.
4) Struttura operazione (maggioranza, minoranza, clausole varie, premi, contratti accessori ecc. ecc.)
Questi i punti principali, per approfondimenti chiamatemi!
Tag:acquisto aziende, acquisto aziende in crisi, acquisto società
settembre 16th, 2014
L’andamento di mercato M&A in Italia è sicuramente attivo soprattutto sul fronte internazionale.
Permane ancora il fatto che le aziende italiane sono più prede che predatrici; le eccellenze italiane sono di forte interesse per vari operatori stranieri.
Sul fronte nazionale domina ancora una grande prudenza e i segnali poco incoraggianti sul fronte della crescita economica non aiutano molto.
Rimane di grande attualità l’esigenza delle aggregazioni anche se purtroppo molti imprenditori preferiscono fallire piuttosto che fondersi con un concorrente o cedere parte del potere di gestione. Qui si potrebbe veramente fare molto con benefici per tutti!!!
Tag:Andamento mercato M&A, M&A, M&A Italia, mercato M&A